Elsa Morante, L’isola di Arturo, a cura del liceo scientifico Malpighi di Roma

IL LIBRO.

«L’isola di Arturo è la storia di un ragazzo che scopre per la prima volta tutte le cose più grandi, più belle e anche quelle brutte della vita.» (Elsa Morante). Arturo è un adolescente che, in compagnia soltanto della sua cagnetta Immacolatella, vive da sempre sull’isola di Procida, nella Casa dei Guaglioni, un antico ed austero palazzo abbandonato da tempo da qualsiasi presenza femminile. La madre è morta nel darlo alla luce e il padre, spesso in viaggio, non si trattiene mai più di tanto con lui, concedendogli solo sporadiche visite tra una partenza e un ritorno. La vita di Arturo subisce una svolta quando il padre torna una volta a Procida in compagnia della sua nuova e giovane moglie Nunziata. All’arrivo nella casa paterna della ragazza, fin da subito egli prova un sentimento di amore e odio verso la sua matrigna,  vivendo un profondo conflitto interiore. Questi sentimenti sfociano poi in un’intensa gelosia alla nascita del fratellastro Carmine, perché Nunziata dedica molte attenzioni al figlio neonato sottraendole ad Arturo. Il ragazzo, fingendo  un suicidio nel quale però rischia davvero di morire, riottiene, anche se per poco, le cure della matrigna. Successivamente,  credendo di riconoscere i suoi veri sentimenti, tenta di baciarla, ma la donna si nega e pone un taglio netto al loro rapporto, per fedeltà alla sua condizione di moglie. Comincia per Arturo un susseguirsi di delusioni: trovata un amante per dar sfogo al suo desiderio represso, rimane ferito nel suo orgoglio quando scopre che lei ha altri uomini oltre lui; come se non bastasse, suo padre, ignorando la promessa fattagli di portarlo con sé nei suoi viaggi una volta compiuti sedici anni, parte per l’ennesima volta senza di lui. Dopo due giorni tormentati fa chiarezza in sé stesso: capisce di non odiare più suo padre e di non amare più Nunziata e si sente sciolto da ogni legame con l’isola. Dopo l’incontro con Silvestro, un amico d’infanzia che gli ha fatto da balia, decide di arruolarsi volontario e lascia Procida per sempre. È un libro che cattura il lettore e lo trasporta nella splendida cornice di Procida attraverso descrizioni dettagliate che non appesantiscono affatto la lettura. Affronta il lungo e complicato processo di cambiamenti che avviene ad un ragazzo durante l’adolescenza, e ne racconta problemi e timori, ansie e sensazioni, gioie e dolori in un modo sorprendentemente chiaro, senza mai allontanarsi dalla realtà. (Elsa Morante, L’isola di Arturo, Einaudi 1957).

LA CITAZIONE.

«L’ho detto, che quella fu una bizzarra stagione per me. Il contrasto fra me e la matrigna non era che uno degli aspetti della grande guerra che, rapidamente, col rifiorire della primavera, sembrava essersi scatenata fra Arturo Gerace, e tutto il restante creato.»

S(HORT) M(EMO OF THE) S(TORY). Il mare, l’amore, l’isola, la libertà, le attese sul molo: il lettore non riesce ad uscire da Procida e presto vede il mondo con gli occhi e il cuore di Arturo.

IL PERSONAGGIO.

Ha occhi indiavolati, ma è bianca e candida come la luna. Se il suo sguardo è sottomesso, è anche colmo d’onore, e un’allegria quasi spensierata si mischia nei suoi occhi alla preghiera. Nel dolore Immacolatella ha la più futile spensieratezza: sa strappare un sorriso al suo padrone e donargli, nella solitudine, tutto il suo calore femminile. Non capisce niente, perché è un cane, ma sa tutto, perché è una donna. Un manto bianco ed uno sguardo nero di ardente femminilità, tra parole di misoginia.

a cura del Liceo scientifico Malpighi, Roma

immagine Elsa Morante, L’isola di Arturo

 

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