IL LIBRO.
«Cantico della galera, storia di un amore e di una rinascita; in realtà non è nemmeno una “storia”, ma uno stralcio di destini che si incontrano, si avvicinano e si allontanano senza mai trovare un equilibrio: sembra non esserci inizio né fine, solo racconti, pensieri, illusioni, disillusioni, decisioni importanti e azioni impulsive.
Fausto, il protagonista, ha trascorso gran parte della sua vita in prigione, ama la scrittura e la lettura; nel “quadernetto nero” fissa idee, emozioni e sensazioni che lo rendono vivo in quel mondo dai colori sbiaditi che è la galera: analizza la psicologia degli altri, ma fatica a comprendere se stesso.
Davide, compagno di cella, legato a lui da un’amicizia profonda che non ha bisogno di parole inutili, istintivo ed impulsivo non accetta compromessi e non si rassegna all’ingiustizia e alla prepotenza tanto da subire, troppo spesso, violenza e sopraffazione, offrirà a Fausto l’ospitalità della sua famiglia, la tranquilla pacatezza del lasciarsi vivere.
Poi c’è Nadia, la psicologa del carcere, tenta di comprendere la sua vita attraverso quella dei suoi pazienti, finirà vittima-carnefice di questa situazione travolta da un amore-passione per l’ex galeotto, giocherà con il brivido del rischio e del proibito, ma senza mai mettere in discussione il proprio ruolo nel nucleo moglie-marito.
Tema ricorrente il suicidio visto come via d’uscita, ma mai realizzato, incombe su tutti i personaggi, aleggia in ogni momento, ma non rappresenta una via di fuga, né una via di salvezza, né riscatto, né atto di vile rassegnazione, né tanto meno ha un valore catartico o una matrice alfieriana: è forse una continua sfida nella ricerca ostinata di uno scopo?» (Giuseppe Munforte, Cantico della galera, Italic 2011).
LA CITAZIONE.
Ci sono giorni che si fissano come cicatrici indelebili, pensa Fausto. Sono quelli che danno il tempo, il ritmo, che fanno marciare tutti gli altri dentro la sacca merdosa dell’oblio.
S(HORT) M(EMO OF THE) S(TORY). Occhi di chi ne ha viste tante, ma non rinuncia a vivere….il passato torna, ma, un taglio radicale, apre le porte al futuro. Maturità o sano egoismo?
IL PERSONAGGIO.
La donna è alta, capelli tinti, occhi neri, guance color rosso porpora, un maglione bianco e largo sopra gambe lunghe e fragili che hanno come ornamento caviglie da ragazzina.
Il suo modo di essere mostra una pazzia che la rende schiava di ricordi dolorosi: la perdita del marito “vero grande amore”, la reclusione del figlio Davide, l’apatia della figlia Sonia.
Grazie a Fausto inaspettatamente torna alla vita, si risveglia in lei quel sentimento materno che si era assopito.
a cura del Liceo Rosatelli, Rieti