LA COPERTINA. L’elaborazione grafica sulla copertina del romanzo Senza colpa di Felice Cimatti (Marcos y Marcos, 2010) è un chiaro riferimento alla nota copertina dell’album dei Beatles, Abbey Road, realizzata nel 1969 da Iain McMillian. L’originale raffigura i quattro componenti della band mentre attraversano un passaggio pedonale di una via di Londra, Abbey Road appunto, mentre si allontanano dagli studios dove è stato registrato l’album.
Nella rivisitazione realizzata per il romanzo da Lorenzo Lanzi, al posto dei musicisti appaiono quattro scimpanzé, il terzo dei quali si differenzia dagli altri perché solleva una striscia pedonale, spinto forse dalla curiosità di scoprire cosa si celi sotto. Curioso notare come anche nell’originale il terzo membro della band, Paul McCartney, si distinguesse dagli altri essendo l’unico scalzo. Così un’immagine tipica della cultura pop è diventata un’incitazione a distinguersi dalla massa e a fare uso di quella curiosità che ha permesso all’uomo di evolversi. Era forse questo l’intento del disegnatore, oppure la sua era una semplice provocazione? O, ancora, ha semplicemente riadattato un’immagine molto nota, così da attirare l’attenzione di un possibile lettore?
Il collegamento tra gli scimpanzé e i Beatles riporta alla mente la storia di Lucy, un australopiteco femmina i cui resti sono stati ritrovati in Etiopia da un gruppo di paleontologi guidati da Donald Johnson e Tom Gray nel 1974. Il nome, Lucy, le fu dato in onore della canzone dei Beatles, Lucy in the Sky with Diamonds, che era trasmessa alla radio nell’accampamento in festa per la scoperta. Lucy rappresenta uno dei primi ominidi, un anello di congiunzione tra la scimmia e la nostra specie. Non utilizzava ancora il linguaggio, né alcun utensile, ma si era già spinta verso l’alto, forse per muoversi ed esplorare meglio il mondo circostante. Si muoveva infatti in posizione eretta, anche se la sua vita si svolgeva ancora prevalentemente sugli alberi. Lo stesso testo della canzone, per il quale John Lennon si ispirò ad Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carrol, sembra evocare un personaggio infantile e sognante. Lucy “la ragazza con il Sole negli occhi”, come Alice, vaga in un mondo quasi da favola, fatto di immagini oniriche, ed è curiosa e ingenua.
I personaggi del romanzo di Cimatti, al contrario, hanno perso forse il lato più fanciullesco che li accomuna ai loro antenati, come l’australopiteco Lucy e gli scimpanzé, sostituendo alla curiosità la brama di conoscenza a qualsiasi costo, anche la crudeltà. Sopraffatti dal desiderio di ricerca, convinti della superiorità della scienza e della mente umana, diventano cinici, senza scrupoli, a tratti spietati. Il dott. Sauvage, attraverso gli esperimenti sugli scimpanzé, sembra voler capire qualcosa che forse appartiene anche all’uomo: una naturale inclinazione alla violenza . Questa tendenza istintiva all’aggressività non apparteneva all’australopiteco Lucy, né appartiene allo scimpanzé Chimpy, che si ritrova ad essere, forse, l’unico vero personaggio “senza colpa” del romanzo. Le varie letture attribuibili al romanzo, al titolo e persino alla copertina, suggeriscono che i nostri “antenati”, estinti e viventi, possono ancora servirci da stimolo a indagare attraverso di loro noi stessi e le nostre origini. A patto che l’uomo si spogli della sua arroganza e continui a pensare che ha ancora qualcosa da imparare dallo scimpanzé che alza la striscia pedonale per scoprire cosa c’è sotto.
(Felice Cimatti, Senza colpa, Marcos y Marcos 2010)