Gli amici che fin dal giugno del 1944 Maria e Goffredo Bellonci riunivano la domenica nella loro casa romana, erano accolti da una tazza di tè fumante e una fetta di torta preparata di buon mattino, quando il gas consentiva di riscaldare il forno a dovere. Il ricevimento degli ospiti era affidato a un agile protocollo femminile: una mano attenta provvedeva a liberarli prontamente delle tazze e dei piattini vuoti, che venivano portati in cucina e resi disponibili per gli ospiti successivi. «L’arrivo di ciascun amico», scrive Maria, «era commentato da occhiate che ci passavamo, le mie amiche ed io, per avvertirci».