Fondazione Maria e Goffredo Bellonci
A cura di Stefano Petrocchi
Foto di Musacchio&Ianniello
Rizzoli, Roma 2017
Il premio Strega ha settant’anni. Ăˆ nato, nell’immediato dopoguerra, grazie all’amicizia tra il colto imprenditore Guido Alberti e la grande scrittrice Maria Bellonci, che credeva fosse importante inventare e realizzare un Premio come nessuno mai lo aveva immaginato. Un Premio affidato, come avrebbe detto lei, a «una giuria vasta e democratica», caratterizzata non tanto dal numero, quanto dalla varietĂ e vastitĂ delle competenze. Non solo scrittori, professori e critici letterari, ma un piĂ¹ largo pubblico di giornalisti, imprenditori, registi, attori interessati alla letteratura, come un polmone prezioso per il respiro di una societĂ democratica quale ci auguravamo di poter cominciare a costruire allora. Quanto ha contato il Premio nella vita culturale del Paese, anche in quella parte piĂ¹ profonda e meno visibile? Sulla parte piĂ¹ visibile non abbiamo dubbi e non è un gran merito: dipende dai giornali, dai mass media e dalle contingenze se è il piĂ¹ citato tra i moltissimi premi letterari italiani. Le critiche intorno al funzionamento dello Strega sono anche quelle moltissime. Ne abbiamo tenuto conto, abbiamo tentato di migliorarne l’organizzazione. Le critiche continuano, nondimeno, e noi speriamo che continuino per altri cento anni. Mi viene in mente quello che diceva Churchill sulla democrazia, che è la peggiore forma di governo eccezion fatta per tutte le altre sperimentate finora. Credo che questo valga anche per il Premio Strega.