Amara Lakhous, Divorzio all’islamica a Viale Marconi, a cura del liceo classico Giulio Cesare, Roma

IL LIBRO.

«Per ogni immigrato la questione del nome è fondamentale. La prima domanda che ci fanno è: “come ti chiami?”». Mohammed, Saber, Said, Alì, Akram non sono semplici nomi, ma la prima spaccatura, sono lo specchio di un’identità, di una cultura che profuma di una nuova essenza, che cerca di farsi spazio senza riuscirci. Perché la diversità fa paura ed è difficile relazionarsi con chi condivide una mentalità, delle convinzioni etico-religiose diverse dalle nostre. Questo romanzo di Amara Lakhous ti invade, ti avvicina a una realtà che non è poi tanto lontana come sembra. Tutti dovremmo avere la possibilità di addentrarci in un contesto nuovo Questo è quanto l’autore vuole comunicare attraverso sia la vicenda del finto immigrato tunisino Issa, ironica e paradossale, sia la vicenda dell’immigrata egiziana Safia/Sofia. Divorzio all’islamica a Viale Marconi è un romanzo di formazione dove le sfide della società attuale si chiamano integrazione, identità e immigrazione e sono tanto assurde quanto reali. Il romanzo tocca i punti cruciali del rapporto tra cultura occidentale e Islam mantenendosi equidistante tra le due realtà. Christian, italiano di origine tunisina, viene coinvolto dai servizi segreti come infiltrato in un’operazione anti-terrorismo in Viale Marconi, a Roma. Frequentando il piccolo call-center Little Cairo, punto di ritrovo per gli immigrati dove si finge Issa, entra in contatto con quelli che diventeranno i suoi compagni di vita e con Sofia, immigrata di origine egiziana, fedele alla sua religione ma aperta allo scambio con la cultura del paese ospite. Issa e Sofia vivranno un amore solo pensato in questo libro dalla trama semplice ma avvincente, che offre una conclusione inaspettata. (Amara Lakhous, Divorzio all’islamica a Viale Marconi, edizioni e/o, Roma 2010, pp. 186)

LA CITAZIONE.

«L’Italia è come Montecarlo. Mi incuriosisce molto questo paragone. A Montecarlo ci sono i casinò, dove si gioca d’ azzardo. Mi viene spontaneo chiedere: l’immigrazione non è in fin dei conti una forma di gioco d’azzardo? Vincere o perdere tutto?».

S(HORT) M(EMO OF THE) S(TORY).

Rigido,chiuso nelle proprie tradizioni,difficile da capire per noi occidentali. Il mondo islamico descritto da chi vi è dentro e da chi si accinge ad entrarvi.

IL PERSONAGGIO.

Proveniente da una società fortemente radicata nelle proprie tradizioni, Safia ricerca la propria libertà offrendo un forte esempio di coraggio ed ambizione. Insegue il sogno di diventare parrucchiera trasmettendo il messaggio di una possibile e reale integrazione tra culture diverse. Safia sente l’esigenza di capire meglio il paese dove vive e sta crescendo sua figlia. Superando pregiudizi e stereotipi, si apre ad un pluralismo culturale che rappresenta una vera ricchezza e l’unica possibilità per un futuro di tolleranza.

a cura del Liceo classico Giulio Cesare, Roma

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