Helena Janeczek, Le rondini di Montecassino, a cura del liceo classico Alessandro Lombardi, Airola (BN)

IL LIBRO.

Quel che non siamo รจ quel che non sappiamo: รจ questo il messaggio del poema epico di H. Janeczek, che, figlia di una bugia, attraverso le storie di vari personaggi racconta il suo viaggio interiore e la lunga ricerca di sรฉ. Tormentata dalla voglia di conoscere ciรฒ che realmente cโ€™รจ stato nel suo passato e ciรฒ che davvero la rappresenta, piรน volte confonde le idee del lettore, lasciandogli il gusto di camminare sulla linea sottile che divide menzogna e veritร .ย I protagonisti sono le tappe di un unico viaggio senza via, fino ad arrivare a sรฉ stessa.ย Non farmi domande, non ti dirรฒ bugie. รˆ un romanzo โ€œmondoโ€ con tutti i grandi temi dellโ€™esistenza: il ricordo, lโ€™identitร , il diritto-dovere alla veritร  ed alla menzogna, la forza sconosciuta degli ultimi. Vi regna un doloroso amore per la vita, che insegna che quel che perdi non ti perdona, che i ricordi cambiano per vivere e vivono per cambiare, che la deriva puรฒ salvare e che cโ€™รจ una forza anche nel falso.La vita, come i peccati, nasce dalle opere e dalle omissioni: le parole non dette si imprimono meglio di tante altre. Tutto ha come origine la guerra, in particolare quella combattuta a Montecassino, in cui hanno lottato anche gli โ€œultimiโ€, dimenticati nel vortice del conflitto, e persino un battaglione di maori. Cโ€™รจ Rapata, un giovane neozelandese che va alla ricerca della completa veritร  mai raccontata da un nonno adorato, soldato a Montecassino, che cerca di proteggerlo dalla dura realtร  dei fatti, lasciandogli in ereditร  un urlo del silenzio al quale egli tenta di dare voce, tornando nei posti in cui il nonno aveva combattuto.ย Il cammino continua, i personaggi cambiano, ma il fine di tutti รจ riscoprire le proprie origini per far luce sul presente. Poi cโ€™รจ la piccola grande Irka, figlia di un lager, che, senza mai piangersi addosso, cresce stretta ad un violino ed aggrappata ad una speranza che spinge oltre. La storia รจ lunga, complessa, ricca di desolazione e senza una vera conclusione, come ogni ricerca della veritร ; e poi quelle rondini con le ali tarpate che non volano piรนโ€ฆ รˆ un romanzoย mnemagogico, che ti fa venire voglia di ricordare e visitare il doppiofondo poco frequentato della tua coscienza e delle tue radici. I ricordi sono zavorra che pesa, dei quali, perรฒ, non ci si puรฒ liberare; se li lasci cadere, hai lโ€™impressione di salire in alto, ma non รจ cosรฌ e pian piano il passato comincia a reclamare la dignitร  dellโ€™annuncio. รˆ la vita che ti presenta il conto. Sempre. Come a Schliemann quel primo pezzo di mura sulla collina di Troia, cosรฌ alla voce narrante riappaiono tracce di vita perse per strada. Il senso di tutto รจ in quello spazio di intercapedine, in quel dubbio, nellโ€™attesa senza sapere cosa fare o cosa si รจ, in quel passo che non si compie mai completamente, nel saper ascoltare il mistero, nel varco intravisto, nellโ€™indaco prima dellโ€™alba. Il ritmo รจ sostenuto, forse troppo. Lโ€™equilibrio tra le varie tipologie delle sequenze รจ sbilanciato verso quelle epico-narrative. La lingua lascia parlare i fatti: รจ fredda e dura, con pochi aggettivi che, di solito, servono a dare identitร , a marcare un territorio altrimenti di nessuno e troppo neutro; qualche congiuntivo รจ saltato. La plastica della sintassi assume un carattere ondivago, anche per le continue analessi. รˆ un libro che va letto in penombra, con la mezza luce, quella dellโ€™osteria manzoniana, dove la veritร  รจ sempre a metร  e nulla รจ certo: la vita รจ fatta di sfumature che, talvolta, รจ meglio non cogliere veramente. (Helena Janeczek,ย Le rondini di Montecassino, Guanda, Parma 2010, pp. 362)

LA CITAZIONE.

โ€œNon si puรฒ immaginare nulla di vero senza trovare un appiglio in ciรฒ che si ha dentroโ€.

S(HORT)ย M(EMO OF THE)ย S(TORY).

Storia di memoria, diย sangui e radici troppo profonde. Lโ€™essenza รจ nellโ€™assenza. Veritร  che raccontaย  una bugia che salva e uccide: รจ la + bella cosa brutta.

IL PERSONAGGIO.

Testardo,ย aoristico, capace di partire e perdersi per ritrovarsi altrove e cercare una veritร  dolorosa, oltre il muro di una provvida menzogna. Moderno demiurgo, fa rivivere un nonno adorato, che lo aveva nutrito a pane e racconti di guerra, e fa esistere sรฉ stesso. รˆ lโ€™albero che cerca la sua radice, il cerchio che si chiude, il presente che spiega il passato. รˆ lโ€™immortalitร  di chi si ama, la ragione di una vita dedicata allโ€™arte del ricordo che rende eterni.

a cura del Liceo Classicoย Alessandro Lombardi, Airola (BN)

immagine per Helena Janeczek Le rondini di Montecassino

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